Tratto da "Ruota Libera" n.127 marzo/aprile 2012 (Periodico della FIAB -Federazione Italiana Amici della Bicicletta) - pag. 28
di Francesca Bragaja
L’area che comprende l’ex Caserma Passalacqua
e la Provianda di Santa Marta,
con i suoi 235.000 metri quadrati, copre
quasi un terzo dell’intero quartiere di Veronetta.
Sito militare fin dall’epoca romana, la sua
restituzione ad un uso civile venne ottenuta
attraverso l’impegno di un comitato
di cittadini che si confrontò non solo con
i militari, ma soprattutto con un’amministrazione
del tutto disinteressata al suo
destino.
Se i bisogni e i desideri raccolti allora,
insieme alle migliaia di firme, si fossero
tradotti in un progetto intelligente e
complesso, la Passalacqua poteva diventare
l’occasione di rendere Veronetta e
l’intera città, un luogo migliore per vivere.
Così non è stato.
Il progetto di “riqualificazione urbana”
voluto dall’amministrazione comunale,
che ha preso avvio la scorsa estate con
l’abbattimento di un centinaio di alberi
secolari, risponde a principi semplici:
edificare ovunque sia possibile, cancellare
storia e natura in un sol colpo, tirar su appartamenti
inutili (nella città delle 10.000
case sfitte), tirar giù utilissimi alberi.
La possibilità di leggere tale sito come
un grande spazio unico e coerente, così
come è stato preservato nei secoli dalla
destinazione militare, verrà cancellata
dalla lottizzazione e da una strada di attraversamento che collegherà via Campofiore
alla circonvallazione.
La vocazione per gli spazi aperti che il
Campo Marzio e il Campofiore ci ricordano,
andava rispettata, rispondendo
insieme al bisogno della città di “vuoti”
che compensino il “troppo” che la soffoca.
Veronetta è un quartiere soffocato dal
“troppo”: troppe presenze ingombranti,
chiuse e incomunicabili (le caserme,
le proprietà ecclesiastiche, l’università),
troppo traffico, troppe paure.
Spazi vuoti che la “riqualificazione” poteva
trasformare nel grande parco urbano
che manca a Verona, luogo ideale per decomprimere
le tensioni e ricomporre relazioni
felici tra le persone e con la natura
e, a pochi passi dal centro, elemento di attrazione
per un turismo attento alla qualità
di vita che una città sa offrire, come
accade nelle grandi capitali europee.
L’abbattimento di quel centinaio di alberi
che mitigavano con la loro esistenza gli
effetti dell’inquinamento, così come lo
spargimento di amianto durante le demolizioni,
stanno lì a testimoniare la mancanza
di rispetto per il benessere delle
persone e per la complessa stratificazione
storica e naturale dei luoghi.
Tristissimi giardini sostituiranno anche
alla Passalacqua, come altrove, i maestosi
alberi abbattuti. E un altro pezzo di città
sarà cancellato per sempre.
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