Passalacqua tra amianto e appalti sospetti
Fonte: CorriereDiVerona.it del 25/08/2014
Ex Passalacqua, riaperta l’inchiesta Appalti e amianto nel mirino del pm
Decisivo il nuovo esposto dei cittadini: «Vogliamo chiarezza su Leardini»L’ex vicesindaco Vito Giacino, l’imprenditore legnaghese Alessandro Leardini e quell’area dell’ex caserma Passalacqua, a Veronetta, al centro di uno dei più importanti piani di riconversione urbanistica dell’amministrazione Tosi: qual è il «fil rouge» che li tiene in relazione tra loro? Lo chiedono i residenti che, uniti in comitato, hanno appena depositato un secondo esposto alla magistratura. E lo vuole accertare adesso la stessa procura di Verona che, con il pubblico ministero Maria Beatrice Zanotti, a sorpresa ha deciso di riaprire un’inchiesta - quella incentrata sulla sospetta presenza di amianto ma anche sui presunti appalti «poco chiari» attorno all’ex Passalacqua - che pareva destinata a finire relegata in un cassetto dopo la prima richiesta d’archiviazione con cui la stessa pm Zanotti aveva chiuso il primo filone d’indagine. E invece, nonostante fosse già stata calendarizzata davanti al gip l’udienza per decidere se accogliere o meno la richiesta dell’archiviazione, è saltato tutto e l’intero fascicolo è tornato al secondo piano dell’ex Mastino. Un autentico colpo di scena, dunque, quello della riapertura dell’inchiesta sull’ex Passalacqua. Ma cos’è cambiato, nel frattempo? Cos’è stato a far cambiare idea agli inquirenti?
C’è stata, innanzitutto, questa nuova mossa del combattivo comitato di residenti che, affidandosi all’avvocato Federica Panizzo, ha deciso di depositare un secondo espostodenuncia in procura. Ma nel frattempo c’è stata anche - non dimentichiamolo - la clamorosa inchiesta che ha condotto l’ex assessore all’Urbanistica e la moglie Alessandra Lodi dietro le sbarre (e ora ai domiciliari) per corruzione e soprattutto per le contestate mazzette che, stando alla stessa pm Zanotti, la coppia avrebbe incassato dall’imprenditore Leardini (attualmente imputato insieme a loro in sede di udienza preliminare) per non ostacolarne l’attività lavorativa. È la stessa ordinanza che costrinse in carcere Giacino, del resto, a porre nero su bianco il «fil rouge» tra l’ex politico, l’imprenditore legnagnese che adesso lo accusa di tangenti e l’area dell’ex caserma: un giorno, «al termine di un incontro ufficiale in Comune per parlare della Passalacqua, Giacino chiese a Leardini - si legge nel provvedimento restrittivo firmato dal gip Guido Taramelli - di fermarsi e una volta rimasti soli, senza mai parlare, aveva estratto dalla tasca un foglio di carta sul quale erano dattiloscritte alcune domande, chiedendo al suo interlocutore, sempre per iscritto, di rispondere».
Che genere di interrogativi? «Si faceva riferimento al fatto che Leardini avrebbe dovuto sostenere che le fatture pagate alla Lodi - scrive il gip - erano riferite ad effettivi incarichi svolti dalla professionista». Ma torniamo alla riapertura dell’inchiesta Passalacqua. «Vogliamo chiarezza su tutti i fronti - attaccano i cittadini, tra cui spicca la professoressa (ora in pensione) Cristina Stevanoni -. Vogliamo avere la certezza che l’amianto sia effettivamente stato smaltito a dovere e che, in realtà, non sia stato invece interrato come sospettiamo. E poi vogliamo che vengano dissipati anche i dubbi su come siano stati assegnati quei terreni, su come siano state individuate le ditte per la bonifica del sito e anche sul ruolo di Leardini, visto che proprio a quest’ultimo sono andati i terreni di edilizia privata ». Già, Leardini: il suo coinvolgimento nell’«affaire» Passalacqua deriva dal fatto che nell’ATI (associazione temporanea di imprese) che si è aggiudicata il bando, figura anche l’«Aiteco Costruzioni» dell’imprenditore legnaghese. Tutto ruotava attorno a un bando che fissava precise scadenze: se non rispettate, sarebbe stato perso il contributo statale di 10 milioni, da spartire tra ATI e Comune. Alla fine, nell’agosto 2013, il protocollo d’intesa con la Regione venne firmato. E qui torna in ballo Leardini, che avrebbe poi dichiarato agli investigatori di aver nel frattempo pagato alla Lodi fatture per 46.000 euro. Soltanto un caso? Starà alla magistratura scaligera, adesso, appurarlo.
Etichette: amianto, cantieri, Passalacqua, riqualificazione
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