venerdì 14 ottobre 2011

Viaggio tra i residenti di Veronetta

Fonte: L'Arena.it del 14/10/11

VIAGGIO TRA I RESIDENTI. Cittadini e titolari di esercizi pubblici: «Da quattro anni non si vede nessuno»
Sporcizia, caos, traffico e degrado. «Per fortuna stranieri e universitari tengono vive le strade» «Ma è un quartiere dimenticato»

Combattere caos e sporcizia, e far rivivere un quartiere che, se potenzialmente potrebbe trasformarsi nel cuore culturale e pulsante della città, sta invece progressivamente scivolando in un degrado in cui sguazzano malavita e noncuranza delle regole. Gli abitanti di Veronetta sono stufi di vivere in quello che viene definito il Bronx di Verona. E il problema non è tanto la concentrazione di stranieri, quanto il totale abbandono da parte dell'amministrazione. «Da 4 anni politici e autorità non si sono fatti vedere nel quartiere», dice Cinzia Bissoli, titolare del bar Roma in piazza San Toscana e residente della zona. «Nessuno è razzista, ma per avere un quartiere pulito e dignitoso tutti devono rispettare le regole. E sono le autorità a dovere fare in modo che ciò accada».
Per migliorare la qualità della vita serve anche altro. «Va combattuto il traffico, almeno eliminando il transito degli autobus provinciali, ed è necessario un occhio di riguardo per l'arredo urbano con più illuminazione e una maggiore cura nella gestione dei rifiuti». Per Bissoli inoltre, come per la titolare della gelateria Pistacchio, la dominicana Sara Diaz, piazza Santa Toscana deve rivivere, con iniziative che facilitino l'incontro e la conoscenza reciproche. «Chi troverà il coraggio di guardare con occhi diversi e vedere oltre a me, incontrerà l'amore», è scritto sulla "siringa d'amore" calata dal cielo un paio di giorni fa al civico 112 di via XX Settembre. Trovata forse di qualche artista della zona, ma che di certo ben si addice a un quartiere in cui la diversità viene spesso vissuta come un problema. Anche se per qualcuno è ingrediente indispensabile alla socialità. «Da 4 anni vivo in vicolo Porta Vescovo», dice Giuliano Rubini, pensionato originario di Venezia. «Per fortuna ci sono gli stranieri a tener vivo il quartiere. E insieme a loro anche i giovani universitari che contribuiscono ad animare la città».
Stranieri e universitari, e un numero di abitanti molto maggiore rispetto a quello considerato nella gestione del quartiere. «Il comune è assente», dice Luciano Venturi che vive in scalone 16 ottobre, «e non ci sono servizi sufficienti a soddisfare le 35mila persone effettive che vivono nella zona, contro gli ipotetici 10mila residenti. Per forza di cose nasce il disagio». E anche la delinquenza.
«Fino a un anno fa c'era il poliziotto di quartiere che aiutava a tenere la situazione sotto controllo», interviene Giuseppe Filippo, titolare del bar Non So, sotto la galleria Embassy. «Adesso di sera c'è un giro di gente poco raccomandabile e l'ordine pubblico ne risente». Un degrado subito anche dagli abitanti di via San Vitale che da un anno convivono con un giro di persone poco raccomandabili sotto casa.
Eppure, per iniziare a cambiare le carte in tavola basterebbe «leggere i luoghi con gli occhi degli abitanti», così come ha spiegato ieri a L'Arena l'urbanista veronese Alessia De Biase che, restaurando il centro di Bordeaux, ha pensato proprio a Veronetta come realtà che ben si presta a mettere in atto una trasformazione condivisa.C.Bazz.

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