venerdì 21 maggio 2010

Itinerario turistico a Veronetta


Itinerario turistico a Veronetta di David Conati

Il quartiere di Verona che sorge sulla riva sinistra dell’Adige racchiuso dentro le mura scaligere e limitato a nord est e nord da Colle San Pietro porta questo nome dal 1801 quando, in seguito al Trattato di Luneville, la città fu divisa in due tra Austria e Francia che si contendevano il dominio sull’Italia Settentrionale. In base a quell’accordo il confine venne fissato sull’Adige, agli austriaci tocco la parte di Verona sorta sulla sponda sinistra del fiume e ai francesi l’altra. Fu cosi che questi, con l’aria di superiorità che spesso li contraddistingue, per scherno verso gli avversari chiamarono Veronette ossia “piccola Verona”, il borgo cittadino che stava sulla riva opposta alla loro. Essendo facilmente raggiungibile sia dal casello autostradale di Verona Est che dalla Tangenziale Est, Veronetta rappresenta un utile punto di appoggio strategico alternativo per il turista che decide di arrivare a Verona in automobile. Al momento, e finché non si adotteranno soluzioni diverse che mettano d’accordo tutti i veronesi, il traffico in questa zona della città è sempre molto intenso, dato che le strade come un imbuto convogliano tutte le vetture verso lo stretto di Rigaste Redentore. Per evitare di finire incolonnati vi suggerisco perciò di lasciare l’automobile nel parcheggio libero di Via Bassetti che si trova sulla sinistra di Porta Vescovo e da li proseguire la visita a piedi. Se preferite comunque addentrarvi in auto all’interno di Veronetta invece che spingervi a cercare un posteggio sul Lungadige sempre affollato, appena varcata la porta, al semaforo di Piazza S. Nazaro girate subito a sinistra e lasciate il vostro mezzo di trasporto in Via Cantarane, Via Mazza o Via Campofiore, nei pressi dell’Università per poi iniziare la visita tornando a piedi verso Porta Vescovo. Coloro che invece preferiscono le comodità possono usufruire del parcheggio sotterraneo a pagamento di Piazza Isolo, aperto giorno e notte, situato nel centro esatto del quartiere. In ogni caso è utile sapere che varcata Porta Vescovo non esistono parcheggi gratuiti nemmeno per i residenti, ma che posteggiare sulla riva sinistra dell’Adige costa circa un terzo in meno che sulla riva destra e che da questo lato la sosta è a pagamento dalle 8:00 alle 20:00 mentre al di la del fiume lo è fino alle 24:00. Qualsiasi sia la soluzione che adotterete, superata la Porta del Vescovo si aprirà agli occhi del turista meno distratto un quartiere ricco di storia passata e recente che non mancherà di affascinarvi. Limite orientale di Veronetta, la Porta del Vescovo ha mantenuto questo nome in memoria di un’antica tassa sui commerci che il vescovo di Verona riscuoteva da tutti quelli che la oltrepassavano per attraversare la città percorrendo l’antico tracciato della Via Postumia. Edificata nel 1500 su un passaggio preesistente di epoca medievale fu ulteriormente fortificata dagli austriaci nel 1800 quando aprirono gli altri due accessi laterali e la dotarono di torrette di avvistamento. Fu attraverso questa porta che il 16 ottobre 1866 entrarono in Verona le truppe italiane dopo la concordata annessione del Veneto al Regno d’Italia. Era il giorno di San Nazaro e la piazza che si apre subito oltre la porta e quella poco più avanti vennero chiamate rispettivamente S. Nazaro e XVI Ottobre proprio in ricordo di quello storico evento. Mentre Piazza San Nazaro è oggi assediata dalle automobili, la vicina Piazzetta XVI Ottobre è invece sede di un vivace e variopinto mercato rionale che si tiene il mercoledì dalle 8:00 alle 17:00. Dietro Piazza XVI Ottobre si trova la Piazzetta di Santa Toscana dove sorge l’omonima chiesa che ospita le spoglie di questa veronese vissuta intorno al 1300 fatta Santa per voce del popolo. Questo quartiere è divenuto negli anni recenti il centro multiculturale e multietnico di Verona, la cosa si può notare percorrendo Via S. Nazaro o Via XX Settembre, sulle quali si affacciano antichi palazzi le cui botteghe ospitano attività gastronomiche e commerciali provenienti da tutte le parti del mondo. Proseguendo per Via S. Nazaro si raggiunge Largo San Nazaro dove sorge l’omonima chiesa. Tempio sorto su uno precedente, romanico, del quale restano soltanto tre vani incavati nel monte, San Nazaro è separato dalla strada da un maestoso portale d’ingresso al sagrato, inquadrato da due coppie di colonne i cui fusti sono animati da finti drappi. Siccome questo fregio ricorda la forma di un lenzuolo annodato, i veronesi quando una giovane di famiglia poco benestante decideva di sposarsi, usavano scherzosamente mandarla a ritirare gratuitamente i nissoi (le lenzuola) dai frati per potersi così provvedere di una dote adeguata. Da S. Nazaro proseguendo lungo Via Muro Padri e oltrepassata Piazza Enrico Bernardi si imbocca Via Giardino Giusti, all’inizio della quale si affaccia la mole solenne di Palazzo Giusti. Questo palazzo custodisce uno dei più bei giardini all’italiana del tardo Rinascimento, il Giardino Giusti. Iniziato alla fine del Cinquecento, il giardino fu via via completato ed abbellito, e anche se notevolmente danneggiato durante la seconda Guerra Mondiale, con gli anni è stato riportato al suo antico splendore tanto da essere dichiarato Monumento Nazionale. Da Palazzo Giusti procedendo lungo Via Santa Maria in Organo che segue il tracciato della romana Via Postumia e svoltando poi in Via San Giovanni in Valle si raggiunge Villa Francescatti, attualmente sede dell’Ostello della gioventù. Poco distante dall’Ostello si trovano il Museo Africano, il Centro Audiovisivi Elisabetta Lodi, sede della fornitissima videoteca comunale, e la Chiesa di San Giovanni in Valle. Una leggenda narra che attorno alla fontana di ferro in prossimità di questo luogo di culto, nelle notti dal 21 al 24 giugno si svolgessero balli e banchetti in memoria di un antico rito pagano in onore del sole. Nel Medio Evo tale rito è stato messo al bando come pratica stregonesca e da allora pare che nelle notti prossime al solstizio d’estate le streghe, oggi travestite da turiste tedesche, ogni tanto facciano ancora la loro comparsa tornando a festeggiare attorno alla fontana de fero. Dopo Via Santa Chiara e Via Redentore si arriva alla strettoia di Rigaste Redentore e quindi in Piazzetta Martiri, dove sono visibili i resti dell’Odeon, struttura simile ai teatri romani ma con dimensioni ridotte e spesso coperto, che in età romana era usato per spettacoli musicali e poetici. Poco oltre, affacciato su Via Madonna del Terraglio si trova il Teatro Romano. In origine questo si estendeva dalla riva dell’Adige alla sommità del colle sulla quale era posto un tempio votivo i cui resti sono venuti alla luce nel 1851, quando gli austriaci cominciarono gli scavi per la ricostruzione di Castel S. Pietro. Edificato all’inizio del I sec. d.C., in seguito alla caduta dell’Impero Romano il teatro è rimasto sepolto per molti secoli. A partire dal X sec., sulle sue rovine furono costruiti edifici religiosi come la Chiesa SS. Siro e Liberta ancora visibile, e abitazioni che col tempo ne celarono completamente le strutture. Il suo completo recupero è iniziato nel XIX sec. quando Andrea Monga, ricco commerciante veronese, acquistò l’intera area e realizzo i primi scavi. Nel 1904 ne entrò in possesso il Comune di Verona che prosegui i lavori di ristrutturazione completati allo stato attuale negli anni ‘70. Dal 1948 il Teatro Romano è sede dell’Estate Teatrale Veronese, stagione estiva di rappresentazioni teatrali “classiche” a cui dal 1968 si sono aggiunti spettacoli di danza e dal 1985 anche parte dei concerti legati a Verona Jazz. In occasione delle manifestazioni estive è utile ricordare che il tratto di strada prospicente il Teatro Romano viene chiuso al traffico dalle 20:00 alle 24:00. Per evitare sorprese e lunghe deviazioni dell’ultimo minuto, è bene quindi controllare attentamente il calendario degli spettacoli prima di spostarsi in automobile, di sera, da una parte all’altra di Verona scegliendo questo percorso. Dalla loggia ricostruita del Teatro Romano si accede con l’ascensore al Museo Archeologico, ospitato dal 1924 nell’ex convento di S. Girolamo. La struttura custodisce alcune sculture di marmo del I sec. d.C., mosaici del II e III sec. d.C., terrecotte dal periodo greco al periodo romano e numerosi bronzetti etruschi, italici, ellenistici e romani. Quasi di fronte al Teatro Romano si trova il Ponte Pietra, anticamente detto pons lapideus, il più antico manufatto di Verona. Costruito intorno al I secolo a.C., fu fatto saltare in aria, assieme a tutti gli altri ponti della città, il 25 aprile del 1945 dai guastatori dell’esercito tedesco in ritirata. Per la ricostruzione, che durò dal 1957 al 1959, furono riutilizzati i materiali originali recuperati dal letto dell’Adige. Proseguendo lungo Via Madonna del Terraglio si arriva alla stazione della funicolare costruita nel 1940 per collegare il colle di Castel S. Pietro alla città. Benché l’impianto nel suo insieme fosse piuttosto modesto, la funicolare entrò in servizio il 4 novembre 1941 e nonostante chi la gestiva, per incentivarne l’uso, avesse previsto sconti notevoli per gli studenti, ebbe scarso successo e dopo soli quattro anni venne dismessa. Verso la metà degli anni Settanta, la stazione di valle grazie alla volontà e l’impegno di Ezio Maria Caserta e Jana Balkan fu trasformata nella sede del Teatro Laboratorio, punto di riferimento della cultura “nuova” per la città di Verona e non solo. Sull’attività del Teatro/Laboratorio e del Teatro Scientifico hanno scritto i più autorevoli nomi della stampa nazionale ed internazionale e, vi sono state dedicate varie tesi di laurea. Il teatro rimase in attività in questo spazio fino poco dopo la morte di Ezio (nel luglio del 1997) e da allora si è trasferito nei pressi di San Zeno in attesa di una sede più adeguata. Salendo lungo lo scalone di Castel S. Pietro si raggiunge uno dei punti panoramici più suggestivi di tutta la città, il Piazzale di Castel S. Pietro. Edificato alla fine del 1300 (durante il breve periodo del dominio visconteo) e unito nel 1450 al sistema di mura medievali, nel 1801 le truppe napoleoniche ne cominciarono la demolizione, portata a termine dagli austriaci che nel 1854 vi costruirono una caserma fortificata. Resti del castello visconteo e delle mura medievali sono ancora visibili. Si narra che Berengario I tutte le sere fosse solito recarsi a pregare nella Chiesa di San Pietro e fu in una di queste occasioni che nel marzo del 924 venne trucidato dopo un agguato architettato dai suoi rivali politici. Il sangue del re macchiò in modo indelebile la pietra sulla quale cadde trafitto a morte, e dato che per quanto si lavasse, la macchia restava, si gridò al miracolo e così la salma di Berengario venne sepolta con tutti gli onori. E sempre su Colle San Pietro che furono rinvenuti resti relativi al primo nucleo abitato di Verona. Presso il Piazzale di Castel S. Pietro nelle sere primaverili i giovani veronesi sono soliti portare a passeggio la morosa dato che da questo punto si gode una vista unica su tutta la città, mentre d’estate il muricciolo di cinta è generalmente affollato da coloro che senza pagare il biglietto cercano di “sbirciare” gli spettacoli che si svolgono nel Teatro Romano sottostante. Nelle vicinanze del Ponte Pietra si trova Santo Stefano, una delle più vecchie chiese di Verona, costruita su un tempietto dedicato alle divinità alessandrine Iside e Serapide protettrici di tutte le attività fluviali. A testimonianza del passato “egizio” della chiesa rimangono le quattro colonne in granito di Assuan che sostengono la volta sopra l’altare della cripta. Il confine occidentale di Veronetta è delimitato da Porta Trento, a tutti nota come Porta San Giorgio adiacente alla Chiesa di San Giorgio in Braida, dominata dalla grande cupola di Michele Sanmicheli, per la cui realizzazione fu mozzata la torre romanica in tufo che si ergeva sul fianco della chiesa. Qui sono conservate opere pittoriche di grande pregio, tra le quali il Battesimo di Cristo del Tintoretto e il Martirio di S. Giorgio, capolavoro di Paolo Veronese, la sua più grande e bella opera conservata a Verona. Per concludere la visita a Veronetta, tornate verso Porta Vescovo costeggiando l’Adige, fiume che tra il 1700 e il 1800 possedeva una portata d’acqua tale che lo aveva reso navigabile dal Trentino al mare. Per questo motivo era utilizzato sia come via di comunicazione che per il trasporto delle merci e del legname che scendeva dal Tirolo a bordo di enormi chiatte per essere lavorato nelle segherie di San Tomaso. Vie come Interrato dell’Acqua Morta, Seghe San Tomaso, Ponte Pignolo o i Giardini della Giarina ricordano ancora nel loro nome quando questa zona del quartiere era una specie di piccola Venezia e Verona come Parigi e Roma aveva la sua isola fluviale. Prima di essere completamente interrato in seguito alla disastrosa piena dell’Adige del 1882 l’Isolo, compreso tra l’Adige e Interrato dell’Acqua Morta era il fulcro dell’attività artigianale e piccolo-industriale di Verona per la quale il fiume costituiva una fonte inesauribile di energia idraulica. Numerosi mulini e opifici operavano sulle rive da San Giorgio in Braida fino all’Isolo, dove era molto florida l’industria della concia delle pelli e della lavorazione del feltro tanto che persino la Borsalino, ditta che produce i noti cappelli, era sorta proprio qui. Dopo l’alluvione del 1882 i rami del fiume che circondavano l’Isolo vennero tutti interrati imbrigliandone il corso in alti e possenti argini. Su Piazza Isolo si affacciano la Chiesa di Santa Maria in Organo con il suo bellissimo chiostro che d’estate e teatro di interessanti manifestazioni, e poco oltre la spianata in pietra della Lessinia che copre il parcheggio, si trova la Chiesa di San Tomaso. Quest’ultima è famosa per aver ospitato nel gennaio del 1775 uno strepitoso concerto dell’allora giovanissimo Amadeus Mozart che a ricordo del suo passaggio incise le iniziali sull’organo posto sopra l’altare maggiore. Di organi, al tempo della visita di Mozart, San Tomaso ne aveva due identici ma uno pare l’abbiano sottratto i francesi nel 1796, quando dopo aver occupato la città, trasformarono d’ufficio la chiesa in ospedale militare francese fino all’8 giugno 1805. Anche la storia di San Tomaso, come quella di tutto l’Isolo venne sconvolta ulteriormente dalla piena dell’Adige, quando l’acqua invase la navata sommergendola fino alle pale degli altari. Proseguendo lungo Interrato dell’Acqua Morta verso Via XX Settembre, nelle parallele Via Scrimiari e Via San Vitale si trovano interessanti osterie e locali tipici di Verona dove bere il bianco, l’autentico aperitivo veronese fatto con prosecco e Campari Bitter servito con una fettina d’arancia, da non confondere con lo sprizt di origine veneziana patavina comunque diffuso anche qui. Seguendo il Lungadige Porta Vittoria si arriva al Museo di Storia Naturale ricco di reperti archeologici fossili provenienti anche dalla vicina Bolca, oltrepassato il quale, risalendo Via San Francesco si costeggia l’Università di Verona per tornare quindi nuovamente in Via XX Settembre passando davanti alla chiesa di S.Paolo. Da Via XX Settembre quindi si torna nuovamente a Porta Vescovo dove concluderete questa lunga passeggiata. Anche se apparentemente sembra un quartiere in lento degrado, Veronetta negli ultimi anni sta riscoprendo un nuovo interesse da parte dei veronesi che qui, lontano dal flusso dei turisti di massa, hanno ritrovato la vera essenza di Verona.

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1 commento:

  1. ma... la descrizione e' un po' datata: il centro audiovisivi e' stato spostato all'interno della biblioteca civica da 2 o 3 anni.

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