Fonte: L'Arena.it del 28/08/2013
STORIA IN PERICOLO. L'associazione ambientalista lancia l'allarme sullo stato di degrado delle antiche fortificazioni
Il presidente Albi: «Situazione preoccupante in collina. Ad Alto San Nazaro l'ultimo restauro venne ordinato da Radetzky»
Non sono solo pietre. Sono la testimonianza tangibile della storia
millenaria di Verona. Ma oggi festoni di rampicanti le aggrediscono e
nascondono, radici di arbusti le scalzano. L'acqua piovana vi penetra e
le erode. Le mura e i forti della città, in particolare quelli collinari
a sinistra Adige, versano in uno stato di degrado preoccupante. La
situazione è aggravata da discariche abusive nascoste dalla folta
vegetazione spontanea e dai graffiti spray con cui gli antichi complessi
continuano a essere imbrattati. Legambiente, che sulle fortificazioni
cittadine ha realizzato studi, pubblicazioni, plastici e visite guidate,
torna a segnalare il pericolo di veder perduto per sempre questo bene
comune, dichiarato patrimonio dell'umanità dall'Unesco. Un patrimonio
che, tra l'altro, costituirebbe già di per sé la green belt, la cintura
verde di Verona, attraverso cui tentare di agganciare un turismo
culturale più radicato del «mordi e fuggi» tra Arena e Casa di
Giulietta. Però, «in diversi punti si presenta il serio rischio di
crolli», allertano il presidente dell'associazione Lorenzo Albi e lo
storico Albino Perolo. Ed elencano le criticità maggiori: quelle torri e
cinte murarie, quei forti che, avanti di questo passo, potrebbero
addirittura cadere. «In Alto San Nazaro, a Veronetta, il costone di tufo
che sorregge le mura di Cangrande dalla parte del vallo è gravemente
eroso. L'ultimo restauro, tanto per capire, venne ordinato da Radetzky.
In particolare, risulta molto danneggiata la torre scaligera numero 14,
punto di congiunzione tra il muro del tracciato scaligero, la cortina di
Cangrande e la cortina veneta. Ma non essendoci abitazioni vicine,
nessuno se ne preoccupa», spiegano Albi e Perolo. Nella lista delle
strutture storiche più a rischio compare anche la Batteria di scarpa,
tra San Zeno in Monte e la Rondella della grotta. La fece realizzare,
nel 1840, l'ingegnere tedesco Franz von Scholl, inserendola nelle
precedenti opere medievali e cinquecentesche, e riprendendo la forma
circolare delle rondelle veneziane. «La Batteria è stata afflitta per
diverso tempo da infiltrazioni di acqua che hanno provocato piccoli
crolli», segnalano gli esponenti di Legambiente. «Il suo salvataggio
aprirebbe alla possibilità di ripristinare il bellissimo percorso nel
vallo». E poi c'è Castel San Felice, che Perolo non esita a definire «la
Pompei veronese». Il castello fu iniziato dai Visconti nel 1390 e
completato dai veneziani all'inizio del Quattrocento. Quattro secoli
dopo, i francesi lo bombardarono. In seguito Franz von Scholl,
riconosciutane «la posizione chiave nelle fortificazioni di Verona», ne
progettò la ricostruzione, ultimata nel 1845. «Oggi il complesso è
ancora parzialmente in uso all'esercito, ma sta crollando in alcuni
punti», avvertono Albi e Perolo. Difficilmente l'«eccezionale città
fortificata» che ci è valsa il riconoscimento dell'Unesco potrebbe
essere più maltrattata. Ma le casse pubbliche piangono e i beni
monumentali sono in fondo alla lista delle priorità. Così, a Legambiente
si sta ragionando su una proposta ambiziosa quanto "disperata", da
lanciare a breve con la prossima campagna Salvalarte: iniziare il
salvataggio del patrimonio murario attraverso una raccolta pubblica di
fondi. L.CO.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento